Nedda e le novelle veriste:
“Svegliati!” disse la Lupa a Nanni che dormiva nel fosso, accanto alla siepe polverosa, col capo fra le braccia. “Svegliati, ché ti ho portato il vino per rinfrescarti la gola”.
Nanni spalancò gli occhi imbambolati, tra veglia e sonno, trovandosela dinanzi ritta, pallida, col petto prepotente, e gli occhi neri come il carbone, e stese brancolando le mani.
“No! non ne va in volta femmina buona nell’ora fra vespero e nona!” singhiozzava Nanni, ricacciando la faccia contro l’erba secca del fossato, in fondo in fondo, colle unghie nei capelli
Giovanni Verga è tra i narratori più importanti della nostra letteratura. Il suo verismo si distingue per una visione profondamente pessimistica della vita: l’uomo non ha possibilità di migliorarsi e ancor meno di raggiungere la felicità, ed è piuttosto destinato a restare schiacciato dai meccanismi di una società in cui vale la legge del più forte. Questa l’amara convinzione che attraversa tutta la sua produzione verista, inaugurata dal bozzetto Nedda, che ne segna il passaggio rispetto ai lavori precedenti, e proseguita poi con le raccolte di Vita dei campi e Novelle rusticane.
La sua scrittura ha il potere di riprodurre con sorprendente fedeltà, nei contenuti ma anche nell’inimitabile stile narrativo, la vita di contadini, manovali, pastori ed esponenti delle diverse classi sociali della Sicilia dell’Ottocento, con il loro mondo arcaico e violento, l’inflessibilità delle loro leggi morali, l’immutabilità del destino di disfatta che sempre attende i più deboli.
Tutti i libri di narrativa per i ragazzi delle scuole medie.